Archivio | ottobre, 2014

Portafratta (Porta Amerina) nel tempo

31 Ott

1906 Porta Fratta

1900

1900 Porta Fratta lm

1906

1907 Portafratta (Le Piagge)

1907

1930 Porta Fratta (Vicolo dei Pastini)

1930

1963 Porta Fratta (Porta Amerina)

1963

2014 Porta Fratta

2014

2014 Portafratta (San Giorgio)

2014

2015 Portafratta vb

2015

2016 Portafratta

2016

Gente di Porta Fratta

La curva de Portafratta SI

Porta Fratta jw

Porta Fratta la

Portafratta con area verde

Portafratta ha

Portafratta hi

Portafratta Rione

Rione Portafratta

Via Porta Fratta

Vicolo di San Giorgio

GUELFI E GHIBELLINI (di Ernesto Frizzoni)

29 Ott

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GUELFI E GHIBELLINI (di Ernesto Frizzoni)
Tratto dal libro “Pantalla dalle origini ai nostri giorni”

La lotta feroce tra Guelfi e Ghibellini che insanguinava la città di Todi e il contado fini con l’indebolire il Comune perché sia gli uni che gli altri si rivolgevano alle città vicine (i guelfi ricorrevano a Perugia o ad Orvieto, i ghibellini a Spoleto) aggravando continuamente il loro debito verso gli alleati. Le città e i castelli sottomessi a Todi si ribellavano, così avvenne di Sangemini, di Montemarte, di Amelia e infine di Terni.
I ghibellini ebbero un periodo di dominio con la discesa in, Italia dell’Imperatore Enrico VII e di Lodovico il Bovaro essendosi i papi trasferiti nella sede francese di Avignone. Ma quando il papa, Urbano V (1362-1370), anche per i richiami accorati di Santa Caterina da Siena ritornò a Roma, fu stipulato un patto di amicizia con l’Imperatore Carlo IV, costui cedeva la città di Todi e il contado al pontefice che a sua volta, le consegnava al Rettore del Patrimonio.
Terminate così le libere vicende del nostro glorioso Comune, due nobili e potenti famiglie si contesero con rabbia e implacabile odio il dominio della città e del contado: gli Atti e i Chiaravalle. Alterne furono le vicende che portarono ora l’una ora l’altra famiglia al potere del Comune ad entrambe furono comuni la scelleratezza, i saccheggi e l’atrocità dei delitti perpetrati durante queste lotte. La discesa in Italia del re francese Carlo VIII nell’anno 1494 e la presenza delle truppe dell’imperatore indusse i Chiaravallesi, con a capo Altobello da Canale, a cacciare i guelfi dalla città, i quali furono costretti a restare fuori per ben 6 mesi fino a quando cioè gli stessi abitanti di Todi, stanchi dai ripetuti assedi e decimati dalla peste, si decisero a richiamarli in patria. Altobello da Canale e suo cugino Gerolamo accecati dall’ira trasferirono le loro forze contro Acquasparta, roccaforte dei guelfi. All’assalto improvviso il castello non resistette a lungo e i chiaravellesi entrarono seminando strage e terrore; anche molti bambini vennero massacrati. In seguito i guelfi capeggiati da Ludovico di Gabriele degli Atti, avendo saputo che Lucrezia Borgia, figlia del papa Alessandro VI, si trovava come governatrice nella vicina Spoleto chiesero aiuto a lei. Questa inviò il 16 Agosto 1500 contro il crudele signore di Canale un esercito agli ordini dei capitani più famosi di allora: Paolo e Fabio Orsini, Vitellazzo Vitelli e Giampaolo Baglioni che assaltarono e espugnarono dopo sei giorni Acquasparta. Il giovane Altobello cercò di nascondersi per sfuggire alla cattura ma alcuni cittadini di Acquasparta lo scovarono e, riconosciutolo, lo massacrarono. “Era stato el decto Altobello de natura tanto iniqua, sanguinolenta et crudele, che alla sua morte fo fatta de la carne sua da molti vendetta tale, che ne fo portato in vani luochi del contado et tomo carne ad beccaria, macellata, et da qualcuno arrostita et magnata, secondo fo visto evidente”. Così ci descrive l’episodio Joan Fabrizio degli Atti nella sua cronaca. Altobello fu tratto sulla piazza legato, faracchiato con i pugnali, lacerato a brandelli spirò fra atroci tormenti. Una sozza vecchia cavatogli il cuore dal petto lo morse. Da allora le rimase il nome di “Sparviera”.
Nell’anno 1503 dopo questi avvenimenti durante il consolidamento del dominio degli Atti nella città e nel contado, Biagino degli Atti assediava il castello di Pantalla. Vinta la resistenza della fazione avversaria entrava nel Paese con fanti e cavalieri e ordinava l’impiccagione sugli spalti della fortezza, di Paolo Astancolle e di due giovani della famiglia Chiaravalle. Anche una gentil donna, forse la moglie di Altobello, fu fatta da lui gettare nel Tevere benchè incinta.
Nell’anno 1528 ci fu, nel nostro comune, a causa della discesa dei Lanzichenecchi, una gravissima carestia; ce la descrive il cronista Todino Joan Fabrizio degli Atti nel passo seguente: “Successe in quest’anno 1528, del mese de settembre fino al mese de agosto 1529, sì grande carestia e fame, che in Tode e distretto, dì e notte, si sentivano assai persone gridare: misericordia!; e ogni dì si vedevano cascare morti per le strade e nelle case trovare persone morte. Furono magnati molti cavalli, somari, cani, gatti e animali bruti. Furono trovati nel castello di Montecastello, contado di Tode, in casa d’un villano, dui pignatta al foco di sorci ad cocere. Fu riferito che a Peròscia (Perugia) furono spolpati due uomini impiccati e furono magnate le lor carni. In la nostra città di Tode, a mio giudizio, erano più le persone che vivevano d’erbe e radiche che di pane legittimo.
Nell’anno 1571 Angelo Cesi vescovo di Todi nell’applicare le disposizioni del concilio di Trento (terminato nel 1563) procedette al censimento della popolazione delle diocesi tramite le parrocchie: Pantalla contava allora 431 abitanti (parrocchia di S. Giovanni) di cui 243 adulti e 188 minori. Scompare S. Pietro di Roiano. Le parrocchie delle zone circostanti furono limitate a: S. Sisto di Ripaioli e S. Vittorina di Assignano, S. Giacomo di Piedicolle.
Il giorno 18 del mese di luglio dell’anno 1605 (essendo il papa Paolo V Borghese alla ricerca di ingenti somme di denaro destinate a finanziare le opere del porto di Civitavecchia e dei soldati mercenari Corsi), Presildo Cavalcanti tesoriere della provincia di Perugia entra in Pantalla per riscuotere la parte toccante a quel Paese dei 2279 scudi e 11 baiocchi ‘che doveva pagare Todi. Non trovandovi nessuno ritornò il giorno 29 e per rappresaglia fece prigionieri numerosi Pantallesi che condusse in catene in Perugia. Solo alcuni giorni più tardi il comune di Todi avendo raccolto la somma potè liberarli.

La Cattedrale nel tempo

27 Ott

1817 Cattedrale (lato destro) SI

1817

1875-pavimentazione-della-piazza

1875 rifacimento pavimentazione della piazza

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1894 La Cattedrale nm

1894

1895 La Cattedale km

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1897 Cattedrale

1897

1900 Cattedrale (interno)

1900

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1908 Abside della Cattedrale

1908

1910 Cattedrale nel

1910

1912-piazza-grande-nel-1912

1912

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1913 Cattedrale SI

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1923

1926 Cattedrale SI

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1937 Cattedrale

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1949 Cattedrale

1949

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1950

1951 Cattedrale .jpg palcatura alta

1951 (lavori di ristrutturazione)

1951 Cattedrale

1951 (Impalcatura per demolizione cuspide campanile)

1959

1959

AK-Todi-Abside-della-Cattedrale

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1956

Cattedrale  l

Cattedrale (interno) qg

Cattedrale (interno)

Cattedrale (l'altare)

Cattedrale dai palazzi

Cattedrale h

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Cattedrale o

Cattedrale

Processione del Corpus Domini

Porta Romana (già Porta Ulpiana) nel tempo

23 Ott

1909 Porta Romana (il mercato) x

1909

1913 Porta Romana (il mercato)

1913

1915 Porta Romana

1915

1920 Porta Romana

1920

1925 viale san filippo

1925 – Viale San Filippo

1928 porta romana

1925

1930 Esposizione aratri per Tripoli.

1930 (esposizione aratri per Tripoli)

1930 Porta Romana

1930

1933 Porta Romana jr

1933

1933 Porta Romana nx

1934

1955 Porta Romana

1950

1956 Porta Romana

1956

1962 Viale Angelo Cortesi

1958

1960 Porta Romana

1960

1963 Via Angelo Cortesi

1963

1981 Porta Romana (edicola e semaforo)

1981

Porta Romana (monastero di San Filippo)

Porta Romana

Porta Romana (parte l'autobus)

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Porta Romana sotto la neve

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Porta Romana Viale gt

Porta Romana

1925 porta romana edicola

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LA CRONICHA DE LA EGREGIA CITTÁ DE TODI (quinto stralcio)

19 Ott

LA CRONICHA DE LA EGREGIA CITTÁ DE TODI
(di Joan Fabrizio degli Atti)
Quinto stralcio, tratto dal libro “Le cronache di Todi”

1900 Cattedrale (interno)

1900 (interno della Cattedrale)

MCCCX – A dì primo de luglio de mercordì el peroscino fece poste ad Spoliti et la domenicha sequente venne [ad] Beccate- quello; et lo iovidì sequente andò el todino ad / Spoliti per Communo in lor favore; stagendo là Ugolinaccio de Ray¬neri da Baschi[…] et ferì el potestà; de che la gente todina l’ebbe molto a disdegno et ritornòse da Spoliti. Et in questo tempo facto capitano de guerra de Tode et de Spoliti Bindo da Bascchi; et venne in Tode el ducha de Spoliti et de la Valle del ducato; et a li XXVIIII de luglio el decto duca cum li cavalieri et peduni de Tode andò ad Spoliti per Communo, et cavalcano per lo contado de Peroscia, ardendo, predando et guastando.

MCCCX – Ancho fo potestà Galassino da Tornano per sei nei intrò in kalen. d’agosto et trovò Tode in gran guerra cum Peroscia et cum li usciti ghelfi de Tode; et erase partito de Tode el marchese et lo ducha. A dì ultimo d’agosto venne el perosino ad poste sopre la Frapta del Vesco, et heberla, ad pacti, et non li ob rvaro, anzi se ne menaro prisciuni et fecerli recomperare. El venardi XIII de septenbre se mutò l’hoste et pusese al ponte de Montemolino. El sabato a dì VII de septenbre passaro et tenne verso Tode: et li cavalieri et pedoni de Tode, de Spoliti, de Nargni, de Terane et Amelia uscierono de Tode et andaro verso loro et fuorono sconfitti, et focce morto el ducha de la Valle de Spoliti et molti altri homini del decto ducha, quale era de Savogia; et fo scarchato el ponete de Montemolino.
El martedì a dì XV de septenbre se tornò l’hoste ad Peroscia; et in questo fo facto capitanio de Tode et de Spo¬liti Sciarra de la Colonna; et cavalcò cum li cavalieri de Tode et peduni et andaro / ad fornire el Piano de l’Ameto.
Usciero de Marsciano cavalieri et peduni scarigli et ghelfi usciti de Tode et de Peroscia et andaro incalciando li cavalieri de Tode infine a la Frapta del Vesco. Voltòse Sciarra et ser Bernardo degli Agresti, cavaliere de Sciarra cum li cavalieri de Tode, et sconfisero tucta quella gente, et forono morti grande quantità et presi: ce fo morto Ianbuono. Et fo questo facto fra lo Piano de l’Emmeto et Orzalo; et fo morto uno scariglio ch’aveva nome Palamides Francho. Li ghelfi se rehebero per disordine de’ cavalieri de Sciarra, et sequitaro li inimici perinfine al primo ponte presso al Borgo, et assai ne fuorono prisi, et rescossero oltra li lor priscioni cum gran victoria de li ghelfi todini.

MCCCXI – Meser Henrigho imperatore fo chiamato potestà: mandò per vicario meser Tadeo de Lupo de gli Odiati da Fiorenza; et lo populo de Roma fe’ hoste sopra ad Orte in f avor de’ romani; et forono i cavalieri de Tode et de Spoliti. Et insieme, a la uscita de magio, li perusini et li ghelfi de Tode tolsero per tradimento el castel del Dóglio; et li todini cavalieri et peduni andaro a decto castello, et tolsero el borgo de detto castello, et foronce morti molti scarigli.
El castello non se potette havere in quel dì; et la notte ce stettero et la domane se partiero, dubitando del peroscino, che veneva contrario. Et sì tosto che i todini se par¬tiero, quelli del castello se partiero, et li todini fecero scarchare el castello: et fo del mese de magio. Et in questo tempo / el Communo fece hoste ad Tode: in kalen. de luglio li cavalieri et li peduni de Tode gerono alle terre de Bandillo, et chi gli diceva le terre de’ fi’ de Tarsadonio; tolserle per battaglia, et homini et femine che ce stavano dentro forono tutti morti, arsi et menati prescioni; quali forono adpichati; et questa terra sta presso ad Seragano: fo grande crudeltà. Et in questo tempo el castel de Seragano, quale se teneva per li ghelfi de Tode, fece li comandamenti de Tode. A dì XIIII de luglio, de mercordì, li cavalieri de Tode et de Spoliti cavalcharo ad Bevagni, et là stavano gran gente de cavalieri de Peroscia; et fuorono ad campo l’una e l’altra parte, et li perusini furono sconfitti, et li bevenati furono morti gran gente et assai ne furono menati prisciuni: tra li quali ce fo messer Andrea da Bevagni, et morì in Tode a dì 20 de luglio de mercordì.

La Consolazione nel tempo

16 Ott

 

Menecali

Il prete è Don Abdon Menecali

1858 Consolazione

1858

1860 Consolazione nel 1860

1860

1890 ml

1870

1885 Consolazione da Porta Libera

1885

1894

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1902 Consolazione ds

1902

Consolazione (quando era festa) SI

1902

1909 Consolazione

1909

1910 mq

1910

1911 mb

1911

1912Consolazione nel 1912

1912

1915 Consolazione piazzale

1915

1920 Consolazione !920 forse

1920

1923 Consolazione

1923

1926 Consolazione

1926

1929 bb

1929

1930 Consolazione 1930 g

1930

1930 Consolazione fo

1931

1935 Consolazione (anni trenta)

1935

1935 Consolazione nel  1940

1936

1936 Consolazione nel 1936 (dal Belvedere) SI

1937

 

1940 Marcello Bellucci con un amichetto

1940

1940-sulla-terrazza-della-consolazione

1943

1956 Consolazione 1956

1956

1957 Consolaziome gh

1957

1960Consolazione  nel 1960

1960

1970Consolazione nel 1970

1970

1981 Consolazione nel 1981 (stele di Ruta)

1981

Consolazione kq

Consolazione za

1950

Consolazione (veduta dalla Rocca)

Consolazione anni fa

Consolazione con la Femmina della Rocca

Consolazione da Porta Libera

Consolazione dal Belvedere

Consolazione e dintorni

Consolazione in fiore

Consolazione ja

Consolazione dg

pozzo

Viale Abdon Menecali SI

2015-12-29 Consolazionelp 001

Consolazione (Si guocava a pallone sul piazzale)

Consolazione (Quando si giuocava a pallone nel piazzale)

Consolazione (suore)

Consolazione k

Consolazione

Consolazione (realizzazione parco-parcheggio)

Consolazione anni or sono

Consolazione (autoscuola Carboni)

Consolazione (famiglia sul carro)

Consolazione dp

Consolazione e Orfanatrofio

Consolazione e l'autobus

Consolazione y

Consolazione fk

La frabbica del ghiaccio

15 Ott

Neviera

LA NEVIERA  (di Benedetta Tintillini)  – Tratto da UMBRIA E CULTURA
Forse non tutti sanno che…a Todi, in un vicolo del suggestivo Rione della Valle Bassa, è stata da poco accertata la presenza di una neviera. Grazie alla passione e (senza tema di esagerare) alla abnegazione degli instancabili Massimo Rocchi Bilancini e Valerio Chiaraluce dell’Associazione Toward Sky, è stato quindi possibile riscoprire e riscrivere un piccolo passo della storia cittadina. Le neviere o ghiacciaie sono vestigia dell’epoca pre-industriale in cui, non esistendo frigoriferi, venivano stoccate, in locali adatti allo scopo, le nevi invernali, che si sarebbero poi tramutate in ghiaccio. Si tratta di ambienti sotterranei isolati termicamente, il ghiaccio prodotto avrebbe poi avuto i più svariati usi: dalla preparazione di sorbetti e bevande fresche, alla conservazione dei cibi, agli usi in medicina. La neviera di Via della Mura Etrusche venne realizzata dal medico Tobia Ottoni nel 1827, modificando un ambiente risalente ad epoca romana, precedentemente adibito a cantina. Sulla parete di fondo del grande pozzo circolare è visibile la scala graduata che indicava lo spessore della neve immagazzinata.
Benedetta Tintillini

San Fortunato nel tempo

14 Ott

1884 Chiostro di San Fortunato

1884

1890 San Fortunato

1890

1896 Portale  di San Fortunato

1896

1920 Scalea San Fortunato

1920

1924

1924

1925 San Fortunato ub

1925

1930 San Fortunato

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1931 S. Fortunato

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1935 San Fortunato scalinata

1935

1939 San Fortunato

1939

1949 Chiostro di San Fortunato

1949

1969 Chiostrio di San Fortunato

1969

San Fortunato (coro) SI

Il coro

San Fortunato (i portali)

I portali

San Fortunato (la scalea)

La scalea

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San Fortunato tempo fa

San Fortunato v

San Fortunato

Comaccio de Galluzzi

5 Ott

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COMACCIO DE GALLUZZI

Erimo ‘ndel 1267, quanno a Todi fune eletto podestà el romano Pandolfo Savelli. Lùe riuscì a appacificà l’animi tra li Gherfi e li Ghibbellini che nun ciaèano màe pace e stéono sembre a battajasse a tutto spiano. Li Ghibbellini, confinati a Accquasparte, polérono artusì riendrà in Città. Scaduto el semestre de Savelli, Todi nominò la città de Bologna comme podestà, la quala je mannò, a svorge quiste funzioni, Comaccio de Galluzzi. Tra le du’ fazioni l’astio nun s’era màe stento e l’odio coàa comme la bracia sotto la cenere. Lùe facette vienì da Bologna trenda omi, chiamati verroari, che presidiàono la Città, giorno e notte, pe’ mandené l’ordine pubbrico. A quisto scopo furno anghi assordati militi de Fuligno, Terni e Orte. Fune emanata ‘n’ordinanza che proibbìa d’avecce armi drendo casa e de girà armati. Era fatto divieto de dà’ ricovero a gende del contato, ta la quale venia negato de dimorà in Città. Nun era conzendito ardunasse co’ più perzone in nisciun loco. Anghi si Comaccio facesse ‘gni sforzo pe’ nu daje el lazzico, cercanno de nun faorì né l’uni né l’andri, doppo quaranda giorni ch’era podestà, successe el diàoloaquattro Li primi tumurti cumingionno in Piazza Grande, dòe li Ghelfi e li Ghibbellini se pijonno a sassate, pu la rissa finì che, a parlà, fussero le spade. C’ebbeno la pejo li Gherfi co’ morti e feriti. Li Ghibellini, missi in fuga li Gherfi scambati, solleàrono el popolo e ‘na fracca de todini se appostò sotto el palazzo del Podestà, griànno condro Comaccio e intimannoje de conzegnajelo. Asserrajato, assieme a li famjari e li più stretti collaboratori, el Podestà risica la vita. Terrorizzato esclamò: “Per far bene avere male”.
Tuttunbotto la folla tace, azzittata dal suono delle cambane de la Cattedrale. El Veschivo Caetani, accumbagnato da li frati Minori e Eremiti, scegnette la scalinata de la chiesa e andiète tramenzo le gende. La sua presenza incutéa rispetto e l’animi infocati se placonno. Accusicché, Caetani, porta in sarvo Comaccio co’ la famija e li ufficiali sua sul convendo de San Furtunato. Li più scalmanati endronno ‘ndel palazzo saccheggionnolo. Polello degli Atti, proclamato Capitano, pijò el commanno de Todi. Pu, a mende fredda, li Ghibbellini, se rennono condo d’avé aggito da incoscenti, perché offenne Comaccio era comme avé offeso Bologna tutta. ‘Na delegazione anniede dungue al Convendo pe’ convince Comaccio a ripijàsse el posto de Podestà ma lùe misse la condizzione che dovesseno riendrà in Città li Gherfi cacciati via. Testa pretesa nun fune accettata e Comaccio, prutetto da nummerosi sordati, annò a Spuleto. Intando a Bologna, pe’ ritorzione, venìano incarcerati due commercianti todini, rilassati doppo l’intervento de Papa Martino. Comaccio de Galluzzi intentò causa ta Todi pe’ esse risarcito de l’offese e de li danni subbiti. Fune un processo che durò fino al 1291, quanno el Cardinale Matteo Bentivegna impose ta Todi un accomodamento e fune attusì che la Città dovette verzà ta Comaccio ‘na somma de millessettecendo fiorini d’oro.
Jacopino Tudertino