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GUELFI E GHIBELLINI (di Ernesto Frizzoni)
Tratto dal libro “Pantalla dalle origini ai nostri giorni”
La lotta feroce tra Guelfi e Ghibellini che insanguinava la città di Todi e il contado fini con l’indebolire il Comune perché sia gli uni che gli altri si rivolgevano alle città vicine (i guelfi ricorrevano a Perugia o ad Orvieto, i ghibellini a Spoleto) aggravando continuamente il loro debito verso gli alleati. Le città e i castelli sottomessi a Todi si ribellavano, così avvenne di Sangemini, di Montemarte, di Amelia e infine di Terni.
I ghibellini ebbero un periodo di dominio con la discesa in, Italia dell’Imperatore Enrico VII e di Lodovico il Bovaro essendosi i papi trasferiti nella sede francese di Avignone. Ma quando il papa, Urbano V (1362-1370), anche per i richiami accorati di Santa Caterina da Siena ritornò a Roma, fu stipulato un patto di amicizia con l’Imperatore Carlo IV, costui cedeva la città di Todi e il contado al pontefice che a sua volta, le consegnava al Rettore del Patrimonio.
Terminate così le libere vicende del nostro glorioso Comune, due nobili e potenti famiglie si contesero con rabbia e implacabile odio il dominio della città e del contado: gli Atti e i Chiaravalle. Alterne furono le vicende che portarono ora l’una ora l’altra famiglia al potere del Comune ad entrambe furono comuni la scelleratezza, i saccheggi e l’atrocità dei delitti perpetrati durante queste lotte. La discesa in Italia del re francese Carlo VIII nell’anno 1494 e la presenza delle truppe dell’imperatore indusse i Chiaravallesi, con a capo Altobello da Canale, a cacciare i guelfi dalla città, i quali furono costretti a restare fuori per ben 6 mesi fino a quando cioè gli stessi abitanti di Todi, stanchi dai ripetuti assedi e decimati dalla peste, si decisero a richiamarli in patria. Altobello da Canale e suo cugino Gerolamo accecati dall’ira trasferirono le loro forze contro Acquasparta, roccaforte dei guelfi. All’assalto improvviso il castello non resistette a lungo e i chiaravellesi entrarono seminando strage e terrore; anche molti bambini vennero massacrati. In seguito i guelfi capeggiati da Ludovico di Gabriele degli Atti, avendo saputo che Lucrezia Borgia, figlia del papa Alessandro VI, si trovava come governatrice nella vicina Spoleto chiesero aiuto a lei. Questa inviò il 16 Agosto 1500 contro il crudele signore di Canale un esercito agli ordini dei capitani più famosi di allora: Paolo e Fabio Orsini, Vitellazzo Vitelli e Giampaolo Baglioni che assaltarono e espugnarono dopo sei giorni Acquasparta. Il giovane Altobello cercò di nascondersi per sfuggire alla cattura ma alcuni cittadini di Acquasparta lo scovarono e, riconosciutolo, lo massacrarono. “Era stato el decto Altobello de natura tanto iniqua, sanguinolenta et crudele, che alla sua morte fo fatta de la carne sua da molti vendetta tale, che ne fo portato in vani luochi del contado et tomo carne ad beccaria, macellata, et da qualcuno arrostita et magnata, secondo fo visto evidente”. Così ci descrive l’episodio Joan Fabrizio degli Atti nella sua cronaca. Altobello fu tratto sulla piazza legato, faracchiato con i pugnali, lacerato a brandelli spirò fra atroci tormenti. Una sozza vecchia cavatogli il cuore dal petto lo morse. Da allora le rimase il nome di “Sparviera”.
Nell’anno 1503 dopo questi avvenimenti durante il consolidamento del dominio degli Atti nella città e nel contado, Biagino degli Atti assediava il castello di Pantalla. Vinta la resistenza della fazione avversaria entrava nel Paese con fanti e cavalieri e ordinava l’impiccagione sugli spalti della fortezza, di Paolo Astancolle e di due giovani della famiglia Chiaravalle. Anche una gentil donna, forse la moglie di Altobello, fu fatta da lui gettare nel Tevere benchè incinta.
Nell’anno 1528 ci fu, nel nostro comune, a causa della discesa dei Lanzichenecchi, una gravissima carestia; ce la descrive il cronista Todino Joan Fabrizio degli Atti nel passo seguente: “Successe in quest’anno 1528, del mese de settembre fino al mese de agosto 1529, sì grande carestia e fame, che in Tode e distretto, dì e notte, si sentivano assai persone gridare: misericordia!; e ogni dì si vedevano cascare morti per le strade e nelle case trovare persone morte. Furono magnati molti cavalli, somari, cani, gatti e animali bruti. Furono trovati nel castello di Montecastello, contado di Tode, in casa d’un villano, dui pignatta al foco di sorci ad cocere. Fu riferito che a Peròscia (Perugia) furono spolpati due uomini impiccati e furono magnate le lor carni. In la nostra città di Tode, a mio giudizio, erano più le persone che vivevano d’erbe e radiche che di pane legittimo.
Nell’anno 1571 Angelo Cesi vescovo di Todi nell’applicare le disposizioni del concilio di Trento (terminato nel 1563) procedette al censimento della popolazione delle diocesi tramite le parrocchie: Pantalla contava allora 431 abitanti (parrocchia di S. Giovanni) di cui 243 adulti e 188 minori. Scompare S. Pietro di Roiano. Le parrocchie delle zone circostanti furono limitate a: S. Sisto di Ripaioli e S. Vittorina di Assignano, S. Giacomo di Piedicolle.
Il giorno 18 del mese di luglio dell’anno 1605 (essendo il papa Paolo V Borghese alla ricerca di ingenti somme di denaro destinate a finanziare le opere del porto di Civitavecchia e dei soldati mercenari Corsi), Presildo Cavalcanti tesoriere della provincia di Perugia entra in Pantalla per riscuotere la parte toccante a quel Paese dei 2279 scudi e 11 baiocchi ‘che doveva pagare Todi. Non trovandovi nessuno ritornò il giorno 29 e per rappresaglia fece prigionieri numerosi Pantallesi che condusse in catene in Perugia. Solo alcuni giorni più tardi il comune di Todi avendo raccolto la somma potè liberarli.
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1913
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1949
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1913
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1930 (esposizione aratri per Tripoli)
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1930
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1963
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1981
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LA CRONICHA DE LA EGREGIA CITTÁ DE TODI
(di Joan Fabrizio degli Atti)
Quinto stralcio, tratto dal libro “Le cronache di Todi”
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1900 (interno della Cattedrale)
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MCCCX – A dì primo de luglio de mercordì el peroscino fece poste ad Spoliti et la domenicha sequente venne [ad] Beccate- quello; et lo iovidì sequente andò el todino ad / Spoliti per Communo in lor favore; stagendo là Ugolinaccio de Ray¬neri da Baschi[…] et ferì el potestà; de che la gente todina l’ebbe molto a disdegno et ritornòse da Spoliti. Et in questo tempo facto capitano de guerra de Tode et de Spoliti Bindo da Bascchi; et venne in Tode el ducha de Spoliti et de la Valle del ducato; et a li XXVIIII de luglio el decto duca cum li cavalieri et peduni de Tode andò ad Spoliti per Communo, et cavalcano per lo contado de Peroscia, ardendo, predando et guastando.
MCCCX – Ancho fo potestà Galassino da Tornano per sei nei intrò in kalen. d’agosto et trovò Tode in gran guerra cum Peroscia et cum li usciti ghelfi de Tode; et erase partito de Tode el marchese et lo ducha. A dì ultimo d’agosto venne el perosino ad poste sopre la Frapta del Vesco, et heberla, ad pacti, et non li ob rvaro, anzi se ne menaro prisciuni et fecerli recomperare. El venardi XIII de septenbre se mutò l’hoste et pusese al ponte de Montemolino. El sabato a dì VII de septenbre passaro et tenne verso Tode: et li cavalieri et pedoni de Tode, de Spoliti, de Nargni, de Terane et Amelia uscierono de Tode et andaro verso loro et fuorono sconfitti, et focce morto el ducha de la Valle de Spoliti et molti altri homini del decto ducha, quale era de Savogia; et fo scarchato el ponete de Montemolino.
El martedì a dì XV de septenbre se tornò l’hoste ad Peroscia; et in questo fo facto capitanio de Tode et de Spo¬liti Sciarra de la Colonna; et cavalcò cum li cavalieri de Tode et peduni et andaro / ad fornire el Piano de l’Ameto.
Usciero de Marsciano cavalieri et peduni scarigli et ghelfi usciti de Tode et de Peroscia et andaro incalciando li cavalieri de Tode infine a la Frapta del Vesco. Voltòse Sciarra et ser Bernardo degli Agresti, cavaliere de Sciarra cum li cavalieri de Tode, et sconfisero tucta quella gente, et forono morti grande quantità et presi: ce fo morto Ianbuono. Et fo questo facto fra lo Piano de l’Emmeto et Orzalo; et fo morto uno scariglio ch’aveva nome Palamides Francho. Li ghelfi se rehebero per disordine de’ cavalieri de Sciarra, et sequitaro li inimici perinfine al primo ponte presso al Borgo, et assai ne fuorono prisi, et rescossero oltra li lor priscioni cum gran victoria de li ghelfi todini.
MCCCXI – Meser Henrigho imperatore fo chiamato potestà: mandò per vicario meser Tadeo de Lupo de gli Odiati da Fiorenza; et lo populo de Roma fe’ hoste sopra ad Orte in f avor de’ romani; et forono i cavalieri de Tode et de Spoliti. Et insieme, a la uscita de magio, li perusini et li ghelfi de Tode tolsero per tradimento el castel del Dóglio; et li todini cavalieri et peduni andaro a decto castello, et tolsero el borgo de detto castello, et foronce morti molti scarigli.
El castello non se potette havere in quel dì; et la notte ce stettero et la domane se partiero, dubitando del peroscino, che veneva contrario. Et sì tosto che i todini se par¬tiero, quelli del castello se partiero, et li todini fecero scarchare el castello: et fo del mese de magio. Et in questo tempo / el Communo fece hoste ad Tode: in kalen. de luglio li cavalieri et li peduni de Tode gerono alle terre de Bandillo, et chi gli diceva le terre de’ fi’ de Tarsadonio; tolserle per battaglia, et homini et femine che ce stavano dentro forono tutti morti, arsi et menati prescioni; quali forono adpichati; et questa terra sta presso ad Seragano: fo grande crudeltà. Et in questo tempo el castel de Seragano, quale se teneva per li ghelfi de Tode, fece li comandamenti de Tode. A dì XIIII de luglio, de mercordì, li cavalieri de Tode et de Spoliti cavalcharo ad Bevagni, et là stavano gran gente de cavalieri de Peroscia; et fuorono ad campo l’una e l’altra parte, et li perusini furono sconfitti, et li bevenati furono morti gran gente et assai ne furono menati prisciuni: tra li quali ce fo messer Andrea da Bevagni, et morì in Tode a dì 20 de luglio de mercordì.
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