PATRIZIA NIZZO
CANONICA
La casa di pietra viva dei miei nonni, era addossata al rudere di una vecchia canonica che dava il nome alla collina. Da lì si dominava la valle tutta intorno, con le stradine bianche che si insinuavano come serpenti tra distese di grano ondeggiante come un mare d’oro accarezzato dal vento, mentre il Tevere scivolava incurante verso il mare.
Quattro case di pietra viva
si sostengono abbracciate,
mentre ammirano la valle
dove il Tevere scorre tranquillo.
I resti di una vecchia canonica,
riposano protetti dall’abbraccio,
ospitando storie di tormentati spiriti.
Nei miei ricordi innocenti,
il tempo scorre lento sui portoni aperti.
Ora, cancelli elettrici accolgono fuoristrada arroganti
che solcano i serpenti bianchi,
incastonati tra distese di grano.
Piccolo mondo senza appariscente gloria,
senza troppa storia.
Rannicchiato nel mio ricordo,
il profumo del pane cotto nei forni a legna,
si spandeva nei vicoli,
confondendosi alla lavanda ed uva fragola.
La pietra levigata che lastricava le stradine,
torna come una fresca sensazione sui miei piedi nudi.
Piccolo popolo di bestemmiatori …
C’è più fede nell’imprecazione,
che in cento sterili preghiere non pensate.
Il tempo scorre offendendo lo spirito,
perché chiudiamo i cancelli e le nostre teste.