Da “Todi e i suoi castelli” di Franco Mancini
CANONICA
Popolazione (1808): 236; (1951): 453. E’ detta anche vecchia o del Colle, quasi a distinguerla dalle case che successivamente sorsero anche verso la strada Todi-Orvieto. Il nome di Canonica è una collegiata di dieci canonici e un priore, anticamente preposti alla chiesa parrocchiale. Questa, dedicata a Sant’Angelo, (della sua canonica e del campanile restano soltanto grandiosi ruderi) è ricordata da una iscrizione, nella quale, insieme alla data 1216, si leggono i nomi di papa Onorio III e del priore Francone: l’epigrafe si trova sotto la seconda porta dell’eremo già dei camaldolesi, cui nel 1555 Gabrieli da Fano cedette, con il consenso di Clemente VII, detta chiesa di Sant’Angelo. In seguito a tale cessione la sede della parrocchia fu trasferita a San Pietro in Vincoli, che i cronisti chiamano però de uncinis, dalle catene che l’apostolo tiene in mano. I rifacimenti e l’intonaco hanno cancellato la vetusta fisionomia del sacro edificio, sulla cui facciata è collocata una lapide che ricorda come esso venne ricostruito nel 1207 in occasione della pace fra todini e orvietani.
Nella prima metà del settecento i monaci terminarono di fabbricare l’eremo, dove si stabilirono seguendo la regola di San Romualdo: essi furono di gran soccorso ai poveri e offrirono a tutti caritatevole ospitlità. L’eremo, oggi di proprietà privata, venne abbandonato dai religiosi circa venti anni fa. Rimane, tuttavia, ben conservata la costruzione settecentesca, di cui si possono ancora vedere (allineate lungo il viale) le celle della clausura, la chiesa (una delle due cappelle laterali, destra, fu decorata nel 1890 da Luigi Sabatini), la foresteria.
Presso l’eremo si trova Mannèlle, la Torre di Iaco (poi Carvili) e quella di Croce, della quale resta una casa colonica con loggia quattrocentesca.
A sinistra della strada Todi-Orvieto è la Torre di Focolino (celebre per i fatti d’arme contro gli orvietani) e l’altra di Giovan Battista, presso cui venne costruito l’oratorio di San Sebastiano.
Si ricordano, inoltre, Masièlla (menzionata in un documento del 1420) con la distrutta sua Chiesa di Santa Maria, e la bella Torre di Rinaldo del Vecchio o di Collesecco.
1923 Canonica (eremo dei Camaldolesi)
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CANONICA (da “L’acqua dei castelli” di Massimo Rocchi Bilancini)
Pensando a Canonica si fa fatica ad indicare un centro, un luogo di aggregazione, una piazzetta. Canonica è frazione ma non è un borgo, non è un castello. E’ territorio vasto caratterizzato da un insediamento sparso, tra chiese e conventi (le canoniche appunto), torri e case semplici, ville padronali di ieri come di oggi. Un territorio per di più attraversato da una viabilità complessa e articolata, fra la statale 79 bis diretta a Quadro e Titignano, la Comunale che risale a Doglio e Monte Castello di Vibio, la vicinale di Colle Asciutto che ridiscende alla Pizzichina e a Pian di San Martino. Oltre ad una serie di strade minori ed altre di raccordo, il cui asfalto, quando c’è, spesso fa pietà. Più che nell’eremo camaldolese restaurato dal pittore Dorazio o nella chiesa parrocchiale di San Pietro de Uncinis, l’anima di questa frazione è proprio lungo queste strade, sulle quali affacciano singoli edifici isolati ma più spesso veri e propri aggregati di case, come Torrerosa, Le Case, Canonica Vecchia, Mannelle.
Massimo Rocchi Bilancini
1920 Canonica (convento dei Camandolesi)
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IL PALAZZACCIO di Canonica
“Il Palazzaccio, nel 1800, era proprietà dell’illustre famiglia Valentini, che aveva, in Canonica, una fiorente azienda agraria. Esponente di punta di questa storica famiglia tuderte, fu Antonio che era ufficiale napoleonico. Garibaldino di fede, Antonio Valentini, accolse a Todi Giuseppe Garibaldi e fu il suo anfitrione durante la sua permanenza in città. Il Palazzaccio passò poi ai Francisci, altra pregevole casata di Todi, i quali fecero costruire la cappella di famiglia. La zona, detta Colleasciutto o Collesecco, assieme alla torre, chiamata Torre di Rainaldo, divenne poi proprietà di Rainaldo Benedettoni, detto il Vecchio “
Il Palazzaccio oggi
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Chi cià vecchie foto o conosce fatti e misfatti avvenuti a Canonica, pote inviamme documentazzioni e scritti, che siranno messi a integrazzione de li cenni storici sopra pubblicati
Jacopino Tudertino