ROSANNA MASSARI
RICORDO DI TODI: FRAMMENTI SPARSI (pag. 1)
Non posso definirmi di Todi, perché non vi ho vissuto gran parte della vita e non ho ricordi di avvenimenti così importanti ed emozionanti che si possa dire abbiano inciso nell’esistenza della mia famiglia, tuttavia mi sento un po’ todina poiché, nei cinque anni in cui ho girato per le sue strade, si sono rivelati appieno, e poi consolidati, i tratti della personalità che ancora, mutatis mutandis, mi sono propri.
Nel mio caso, non sono stati grandi sconvolgimenti o travolgenti passioni a far di me quello che sono,
quanto piuttosto una serie di “cose”, piccole agli occhi di chi vede il mondo attraverso la macrostoria, ma significative per me, vissute nella quotidianità, rivisitate dall’immaginazione e dall’amore per il mondo e successivamente collegate tra loro in un sistema coerente.
Ho cominciato allora, tra il gennaio 1960 e l’estate del 1965, a guardare il mondo con i miei occhi e, pur desiderando come tutti i ragazzi di vivere un giorno grandi avventure, passavo le mie giornate osservando ciò che mi accadeva intorno, ma soprattutto cercando di penetrare nell’atmosfera che gli edifici della città mi pareva creassero: un mondo lontano nel tempo, ma che sentivo vicino al mio cuore.
Forse per me, che fin da piccola avevo amato sentir raccontare storie antiche, era più facile “vedere” il Medioevo e il Rinascimento, piuttosto che il prosaico presente, ma quel presente si è poi così radicato che ancora oggi, dopo più di cinquant’anni, ricordo con affetto quel tempo.
TODI. CITTÀ SILENTE
Strade anguste,
tornanti scoscesi
tra mura di pietra.
Antiche facciate
di grigi marmi
arroccate su scale barocche.
Piccole piazze,
microscopici mondi
in cui il tempo si ferma
e la vita non scorre.
Ogni voce si perde
in antri bui
e il tuo passo s’allontana
sull’acciottolato di secoli.